Centri di gestione delle Reti di Vita.
Arricchirsi delle nostre differenze nella pratica della solidarietà.
Abbiamo appena presentato i metodi e i principi che guidano la produzione e la distribuzione della ricchezza da parte dei team di progetti di vita e di altre istituzioni politiche. L’approccio Qualità Totale mette in pratica la sussidiarietà e il COQ (Costo di Ottenimento della Qualità) precisa l’adattamento alle particolarità locali della soluzione ottimale. Attraverso la valutazione delle esigenze di finanziamento degli investimenti, esso permette anche di precisare le esigenze in moneta piena. Lo sviluppo delle Reti di Vita passa attraverso il coordinamento, la pianificazione e il controllo delle realizzazioni dei team di progetto di vita. Queste tappe sono convalidate dalle assemblee locali delle istituzioni politiche, dall’azione politica dei cittadini delle Reti di Vita.
L’attività dei centri di gestione delle Reti di Vita.
Essi intervengono in ogni fase dell’attività dei gruppi di progetto di vita per preparare la decisione dell’assemblea politica locale.
Al momento della creazione di un team di progetto di vita, i fondatori del progetto si mettono in contatto con il loro centro di gestione per finalizzare il loro dossier secondo le regole di presentazione richieste dall’assemblea dell’azione politica.
Al termine della strategia di problem solving, i team di progetti di vita valideranno i loro COQ e COS di fronte all’assemblea dell’azione politica della loro istituzione locale politica, vale a dire la loro città libera con la sua guardia nazionale, la sua banca che gestisce la moneta piena, ecc. Questa convalida politica, lo abbiamo dimostrato, ha come conseguenza l’iscrizione di queste esigenze di finanziamento e di investimenti materiali e immateriali nel Piano stabilito dalla Confederazione delle Reti di Vita.
Allo stesso modo, quando un team di progetti di vita raggiunge i propri obiettivi, con il suo centro di gestione torna davanti all’assemblea per l’azione politica della sua istituzione per chiedere il discarico. In secondo luogo, la produzione di ricchezza e lo sviluppo della solidarietà sono registrati nei vari bilanci, compreso quello della banca che gestisce la moneta utilizzata per questa attività umana.
Siamo qui a livello della portata della decisione politica presa in una democrazia locale diretta e partecipativa per sviluppare l’attività umana su questi tre livelli: indispensabile alla vita e alla sopravvivenza, la realizzazione delle opere che elevano il livello di vita e sono trasmesse alle generazioni future, l’azione politica.
Sono i centri di gestione che prepareranno le decisioni dell’azione politica per pilotare e gestire, controllare l’attività delle Reti di Vita.
Il funzionamento dei centri di gestione.
Ancora una volta, cominciamo a mostrare ciò che non è più ammissibile nel funzionamento del sistema capitalista liberale e nel funzionamento del sistema politico democratico rappresentativo che esso sostiene. Anche in questo caso, nelle Reti di Vita, si tratta dell’esatto contrario, dell’esatto contrario.
Pratiche non più ammesse nei centri di gestione
Riprendiamo, limitandoci al caso francese, due esempi di questa gestione pubblica ed economica che abbiamo già criticato.
Caso 1: nello scandalo dell’inquinamento da diossina in Savoia negli anni ’90.
L’inceneritore di Gilly-sur-Isère era stato oggetto di una chiusura amministrativa nell’ottobre 2001 a causa delle sue emissioni che superavano le norme in vigore, fino a 750 volte per la diossina. I processi si sono conclusi senza alcuna condanna né degli amministratori locali dell’inceneritore né dei responsabili pubblici e della prefettura. Questo caso dimostra che un prefetto e i suoi servizi che dispongono dei risultati delle analisi dell’inquinamento hanno il diritto di non renderli pubblici in quanto la salvaguardia dell’ordine pubblico è prioritaria. La rivelazione delle cifre relative all’inquinamento e alla gestione disastrosa dell’inceneritore ha infatti di che agitare i cittadini ed esporre lo Stato a risarcimenti colossali per i danni subiti per molti anni da migliaia di cittadini. Secondo il principio della separazione dei poteri, i giudici non possono intervenire nella gestione del governo. Il prefetto ha fatto il suo lavoro: ha chiuso la fabbrica, certo avrebbe dovuto farlo prima…
Come abbiamo indicato, questo principio della separazione dei poteri non esiste nel funzionamento delle Reti di Vita, in una democrazia diretta locale partecipativa. L’approccio della qualità totale, l’uso della sussidiarietà per trovare la soluzione ottimale di un problema funzionano attraverso un lavoro di gruppo e una gestione partecipativa. Non c’è nulla da nascondere a livello dei dirigenti per sostenere l’esercizio del loro potere, non siamo più in un sistema di potere la cui missione è sottomettere le popolazioni alla minoranza dirigente.
Caso 2 : gestione della crisi COVID-19 in Francia
figurerà, se non è già stato fatto, nei casi scolastici per mostrare come arrivare a uno scandalo sanitario e politico.
Dopo anni di applicazione del downsizing alla sanità come ad altri servizi pubblici sotto la pressione della Commissione Europea per l’applicazione dei dogmi dell’economia neoliberale anglosassone, le risorse mediche sono scarse o del tutto insufficienti quando, dopo due o tre mesi di diffusione del virus non rilevato come nuovo coronavirus, la pandemia si sviluppa. Di conseguenza scoppiano liti personali tra esperti infettivologi e virologi sulle cure da prestare ai malati e si svela la politica del governo per imporre un centralismo delle decisioni e un tentativi, errori e contraddizioni nelle misure da seguire. La burocrazia si è fatta beffe di controlli, di controlli, di autorizzazioni a condurre test, negando in primo luogo la possibilità di sottoporre a test i laboratori veterinari, nonché i test sierologici, e infine l’accettazione di tali test un anno dopo.
La soluzione dei leader è giusta: aspettare che arrivino i vaccini e vaccinare tutti per raggiungere l’immunità generale della popolazione e fermare la pandemia. I medicinali sono vietati, mentre le sperimentazioni terapeutiche con altri medicinali sono finanziate e poi abbandonate.
Lo Stato francese, di fronte a questa tragica situazione, non può fare di più. Screening di massa e maschera obbligatoria in Ehpad? Il Consiglio di Stato dice no. L’Alta Corte ha respinto la richiesta di diversi sindacati che chiedevano misure sanitarie sistematiche in Ehpad a causa del coronavirus.
http://www.leparisien.fr/societe/depistage-massif-et-masque-obligatoire-en-ehpad-le-conseil-d-etat-dit-non-16-04-2020-8300742.php#xtor=AD-1481423553
Di Nicolas Berrod Il 16 aprile 2020 alle 14:59.”
Lo Stato sta già facendo molto e non avrebbe i mezzi per fare di più”. Questa è la decisione del Consiglio di Stato sull’Ehpad, resa pubblica giovedì. L’Alta corte amministrativa ha respinto il ricorso presentato da diversi sindacati. Questi hanno chiesto al governo di rafforzare le misure sanitarie in queste residenze dove almeno 6524 persone sono morte di COVID-19.
All’ignoranza si aggiunge rapidamente la paura dei tragici eventi dell’EHPAD. La vaccinazione, come previsto, provoca lo sviluppo di varianti con ondate altrettanto marcate e di esaurimento del personale medico. I cittadini capiscono che le misure di confinamento e le restrizioni delle libertà pubbliche hanno il solo scopo di ripulire gli ospedali in mancanza di posti letto e di personale per curare i malati. A partire dall’estate del 2021, con l’imposizione del passato sanitario, gran parte dei cittadini si rende conto che la vaccinazione non ferma la diffusione del virus. L’unico beneficio indicato dai leader è che il vaccino riduce notevolmente il rischio di infezioni gravi e di cure ospedaliere pesanti e di lunga durata. L’esperienza acquisita in ambito sanitario corrisponde a un pubblico che desidera mantenere il proprio stile di vita sociale o che è costretto a vaccinarsi per conservare il proprio lavoro. Gli studi di scienziati dissidenti si moltiplicano e dimostrano il contrario del discorso ufficiale.
La paura aggiunta all’ignoranza è terreno fertile per l’odio, arma fatale per dividere una popolazione e soprattutto per permettere al governo di imporre misure autocratiche. Come in tutte le crisi organizzate dai leader capitalisti neoliberali, autori degli errori e colpevoli delle politiche che hanno provocato, volenti o nolenti, questa crisi, questi politici e finanziatori stanno ribaltando la situazione e creando capri espiatori, gruppi sociali ostili a queste politiche autocratiche. Il gruppo dei non vaccinati o dei vaccinati che rifiutano il passato sanitario diventa così il centro degli sguardi e delle critiche, se non addirittura dell’odio, del gruppo dei conformisti sottoposto agli ordini dei governanti.
Dimenticate le cause, le politiche malsane di downsizing per privatizzare i servizi pubblici, minare il Welfare ereditato dal Consiglio Nazionale della Resistenza e della Liberazione dopo il 1945. Dimenticata la ricerca del laboratorio che nel 2012 negli Stati Uniti ha dimostrato che un coronavirus, che un virus può ormai passare dagli animali all’uomo.
Il controllo autocratico dei popoli, che sigilla quasi definitivamente l’istituzione del governo mondiale dell’oligarchia finanziaria anglosassone e che era richiesto all’inizio degli anni 2010 in particolare dalla JP Morgan in Europa, è finalmente messo in atto e giustificato da questi nuovi dissidenti, quelli che rifiutano un semplice passato sanitario che, sul piano medico, non serve a fermare la diffusione del virus ma ad evitare le forme gravi che ingombrano gli ospedali e disturbano la presa in carico, in particolare dei tumori. Tumori che avrebbero dovuto essere curati in modo preventivo fin dagli anni Sessanta se alcuni medici che avevano trovato i trattamenti per eliminarli non fossero stati eliminati per primi dalle decisioni giudiziarie richieste dal Consiglio dell’Ordine dei Medici creato dopo il 1940 con Vichy e da allora mai depurato o trasformato.
Economicamente, l’urgenza per il governo è quella di salvaguardare il tasso di crescita recuperato dalla fine dei lockdown. Il passato sanitario, misura tipicamente burocratica e poliziesca, ha lo scopo di non cercare più di riflettere su come lottare contro questo virus e ancor meno su come curarlo preventivamente sviluppando il nostro naturale livello di immunità con le vitamine e i minerali indicati. Tutti sul lavoro o a scuola tranne i non vaccinati che non hanno un passato sanitario e per i quali il presidente Macron dichiara di voler marcire la vita sociale…
Ci sono state soluzioni empiriche che hanno salvato la gente, ma non sono state adottate e diffuse con la scusa che i vaccini avrebbero reso le persone inutili.
La prassi generalizzata dell’approccio della qualità totale nel settore della sanità avrebbe tenuto conto di questa scoperta. Il professor Wenzhong Liu e Hualan Li, due ricercatori dell’Università del Sichuan in Cina, hanno infatti evidenziato che il Coronavirus non è un virus che attacca l’apparato respiratorio, come si pensava finora, ma il sistema sanguigno.
Nello stesso periodo, in Alsazia, a Masevaux, un medico geriatra in una casa di riposo ha usato la sua logica di fronte agli ospiti colpiti dal COVID. Quando un paziente presentava un sintomo di COVID-19, gli veniva prescritto un anticoagulante, a meno che non ne avesse già uno, per evitare la trombosi, cioè la formazione di un coagulo che blocca un vaso sanguigno. L’uso di ventilatori a ossigeno non faceva che danneggiare i polmoni e accelerarne la morte. Tali successi sono stati respinti dagli esperti scientifici in quanto non significativi e non menzionati nei protocolli accademici. In parole povere, non c’è stata nessuna prassi di sussidiarietà dal basso verso l’alto tra i medici e i loro leader. Si tratta di rinchiudere, escludere, marcire la vita sociale dei non vaccinati con controlli di polizia e sanzioni penali destinate a spaventare e sottomettere meglio le popolazioni.
Lo stesso vale per l’utilizzo di cifre e statistiche, in particolare il numero di decessi causati dal virus.
I medici hanno ammesso che almeno due terzi delle morti ufficiali non sono dovute al virus, ma nessuno può provarlo perché non è stata eseguita l’autopsia… Lo stesso vale per il silenzio, la censura dei risultati ottenuti dall’India utilizzando rapidamente l’ivermectina per prevenire le gravi conseguenze del virus.
In un approccio di qualità totale di fronte a un malfunzionamento sconosciuto, il riflesso è di osservare e annotare tutto in un quadro di valutazione. Quindi un’analisi con gli strumenti di risoluzione dei problemi diventa possibile e le azioni si precisano attraverso un diagramma causa-effetto. No, abbiamo avuto diritto a previsioni allarmistiche a seguito di studi e simulazioni informatiche praticate in studi seguiti da misure sanitarie dettate da McKinsey al governo francese tramite la Commissione europea di Bruxelles, in particolare per la vaccinazione della popolazione. In breve, ancora dogmatismo neoliberale per imporre interessi delle multinazionali anglosassoni con la complicità dei politici e degli operatori sanitari da esse pagati.
Basta con questi esempi di cattiva amministrazione dei governi francesi, ve ne sono tanti altri! La loro caratteristica comune è la difesa del potere dei leader attraverso manipolazioni politiche, menzogne, segretezza su cifre che li mettono in pericolo, comunicazioni infantilizzanti per i cittadini, disprezzo, violenza dei ricchi.
A forza di fare, questi dirigenti volenterosi e incompetenti nella direzione di una nazione se non seguendo i dogmi e le direttive dei loro mandanti anglosassoni, questi dirigenti pongono il paese in una situazione di guerra civile larvata pronta ad esplodere in qualsiasi momento. L’unico modo per salvarli è una profonda ignoranza da parte dei cittadini su come uscire, abbandonare il sistema di potere economico capitalista liberale e censurare e mettere da parte i dissidenti che sanno esattamente come vivere senza di loro in un’altra scelta di civiltà.
Le buone pratiche attese dai centri di gestione
I centri di gestione delle reti di produzione della ricchezza fanno l’esatto contrario, l’opposto di queste pratiche governative odierne dettate dai leader del sistema neoliberale. Nei sistemi di potere, gli Stati utilizzano amministrazioni più o meno centralizzate con un corpo di funzionari della funzione pubblica. Non è così per le Reti di Vita.
L’innalzamento del livello delle competenze attraverso la versatilità e le competenze.
Lo abbiamo già visto con la Guardia Nazionale: tutti i cittadini di una città libera sono membri di diritto. Di conseguenza, ciascun membro di una Rete Vita lavorerà durante il suo percorso professionale per uno o più periodi in almeno un centro di gestione. Vedremo, vi troverà l’occasione di imparare e di elevare le sue competenze e la padronanza del funzionamento delle reti di vita per accedere a livelli di responsabilità superiori.
Nel capitolo sulle Lavorare nelle reti di vita presentiamo come si sviluppa questo incremento di competenze.
I centri di gestione non sono quindi un’amministrazione al servizio di un sistema di potere centralizzato, gerarchizzato nell’ambito di un regime politico in democrazia rappresentativa o, peggio, in tirannia esercitata dalla minoranza dirigente che ha usurpato il funzionamento del Potere e la delega della missione di Autorità appartenente a ciascun cittadino.
I centri di gestione delle Reti di Vita sono al centro della vita dei team di progetto per seguirli dall’inizio del progetto fino al raggiungimento dei suoi obiettivi. Questa pratica, questa storia accumuleranno conoscenze, esperienze, legami sociali e culturali, la creazione di sinergie che continueranno dopo la fine del progetto di vita.
Queste ricchezze materiali e immateriali generate saranno usate per nuovi progetti di vita, e i beni comuni che ne risulteranno potranno essere usati per altri scopi oltre ai membri del team di progetti di vita.
Preciseremo quindi la posta in gioco delle reti di vita in ciascuno di questi due momenti dell’attività umana: in primo luogo durante la realizzazione degli obiettivi del gruppo di progetti e, in secondo luogo, dopo la fine del gruppo di progetti di vita.
Il gruppo di progetto realizza i propri obiettivi con il sostegno del centro di gestione.
Le finalità dei centri di gestione:
Sono incaricati del controllo a livello dei poteri di Direzione: definire gli obiettivi, animare le équipe, controllare, rappresentare l’organizzazione.
Nel corso della nostra presentazione delle Istituzioni politiche ed economiche delle Reti di Vita, abbiamo menzionato il ruolo dei centri di gestione. Ogni istituzione politica, prima di prendere decisioni nelle assemblee politiche e di esercitare l’azione politica, terzo livello di attività umana (o primo, non importa), utilizza i dati e i documenti gestiti dal suo centro di controllo e di gestione. Tale controllo ha lo scopo di verificare che la decisione sia pronta per la sua convalida politica e di ottenere un voto all’unanimità o, a seconda dei casi, alla maggioranza prevista.
Gli obiettivi dei centri di gestione:
- Raccogliere i dati dei gruppi di progetto di vita delle città libere, della Guardia nazionale, dell’Esercito, della Banca della Confederazione e verificare che siano pronti per sostenere un dibattito durante l’azione politica nell’istituzione politica che ha la competenza di decidere su una questione o la messa in atto di una soluzione a un problema.
- Sulla base di queste analisi dei dati complessivi, il centro di gestione ha il potere di formulare proposte all’istituzione politica per migliorare la sua decisione, specialmente nell’ambito della solidarietà, vale a dire la condivisione della decisione presa da questa istituzione politica locale con altre istituzioni locali situate nella Confederazione. In questo ambito lavora in stretta collaborazione con la Confederazione e con il Piano.
- Verificare il livello di competenze utilizzate per il conseguimento degli obiettivi e verificare l’aumento delle competenze conseguito alla fine di un progetto di vita.
- Verificare il calcolo del costo di ottenimento della Solidarietà in un gruppo di progetti di vita e farne un bilancio annuale per l’istituzione politica a cui sono collegati questi gruppi di progetto di vita.
Il settore di attività:
riguarda tutti e tre i livelli di attività umana. Ad esempio, il centro di gestione che prepara una decisione per l’attività indispensabile alla vita umana, attraverso il suo potere di proposta può successivamente prevedere che tale decisione sia recepita, completata, migliorata per il lavoro a livello di sopravvivenza e/o di realizzazione delle opere. In questo caso si rivolge agli esperti della Confederazione e del Piano che esamineranno queste proposte.
Il campo d’azione:
è locale e come per le istituzioni politiche, i centri di gestione sono collegati a una città libera se non direttamente alla Confederazione delle Reti di Vita. I centri di gestione non sono un livello di accentramento del potere, che dipende, ad esempio, dalla Confederazione. La Confederazione dispone di competenze specifiche e di un proprio sistema di gestione dell’attività.
Le risorse:
sono forniti dalle istituzioni politiche ed economiche e variano a seconda del livello di attività dei gruppi di progetti di vita che lavorano per una o più di tali istituzioni. Ciò vale in particolare per le risorse umane che fanno parte dei team di progetti di vita.
La funzione di centro di gestione non è indipendente dall’attività dei gruppi di progetto di vita o da quella delle istituzioni delle Reti di vita. I centri di gestione non sono un’amministrazione come in un sistema di potere gerarchico e centralizzato.
Il potere di controllo esercitato dai centri di gestione.
È la principale competenza di attribuzione di questa istituzione economica delle Reti di Vita.
Le decisioni sono collegiali.
Il controllo di queste attività nell’approccio Qualità Totale si svolge passo dopo passo e le decisioni sono prese in modo collegiale dai membri del team. Si tratta di un controllo a priori. I centri di gestione non rimetteranno quindi in discussione tale controllo a priori né eserciteranno un controllo a posteriori in grado di rimettere in discussione il controllo esercitato dai gruppi di progetto. In parole povere, il COQ presentato da un gruppo di progetto non è rimesso in discussione, né il suo finanziamento garantito dall’utilizzo della moneta piena.
Il centro di gestione si limita a prendere il testimone per proseguire questo lavoro, affinché la realizzazione del COQ si svolga nel migliore dei modi. È questa dimostrazione che sarà presentata all’assemblea dell’azione politica dell’istituzione politica che ha la competenza di attribuzione per prendere questa decisione di realizzare il COQ con i mezzi di cui dispone o cercando questi mezzi presso altre Reti di Vita, se non presso la Confederazione.
Per preparare l’assemblea dell’azione politica dell’istituzione politica alla quale i gruppi di progetto di vita sono collegati, i vari centri di gestione di questi gruppi di progetto che hanno terminato il loro lavoro e chiedono il discarico o che sollecitano una decisione dell’assemblea dell’azione politica per modificare gli obiettivi o le risorse attribuite a un gruppo di progetto di vita, si riuniscono per mettere a punto la loro relazione comune.
Miglioramento della solidarietà e delle sinergie.
Questo è il momento giusto per considerare il miglioramento dei costi per ottenere la solidarietà e per creare nuove sinergie. È anche il momento di preparare il futuro dell’attività e, a partire da questa produzione di ricchezza, definire nuovi obiettivi e nuovi progetti. In tal modo le deliberazioni dell’assemblea sull’azione politica di questa istituzione politica saranno più costruttive e informate.
Nei sistemi di potere, l’organizzazione gerarchica e il principio della divisione del lavoro per meglio controllarlo fanno sì che il lavoro di una squadra sia ricondotto ad un livello gerarchico superiore che apporta le sue competenze, poi quest’ultimo, se del caso, lo rimette al suo livello gerarchico superiore. In tal modo il team di partenza non sa a che cosa serve il suo lavoro se sussiste un segreto commerciale o militare riguardo a tale attività.
Ma i team di progetto delle Reti della Vita non fanno altrettanto.
La composizione dei membri dei centri di gestione.
Il gruppo di progetto dopo aver presentato il suo COQ non è escluso, esautorato dal suo lavoro, ma si rafforzerà con esperti che gli forniranno le competenze necessarie, con delegati dell’azione politica nominati per partecipare a questa categoria di decisioni politiche. Questi membri ad hoc, che rinforzano il team di progetto, lo accompagneranno fino alla decisione finale.
Un portavoce del gruppo o una delegazione possono incontrare la commissione nominata dall’assemblea generale dell’azione politica. I membri permanenti del gruppo di progetto sono essi stessi membri dell’assemblea locale dell’azione politica, così come sono membri della Guardia nazionale e possono agire in tale veste, se del caso, per il successo del loro progetto di vita. Pertanto, in linea di principio, non vi è perdita di tempo a causa di procedure amministrative o di decisioni gerarchiche.
La ripartizione dei compiti nel progetto di vita avviene quindi tra i membri permanenti e i membri puntuali del gruppo di progetto. A un certo punto ognuno sarà chiamato a svolgere i compiti che spettano al centro di gestione.
Non saranno più soltanto un gruppo di progetto, ma eserciteranno le funzioni di un centro di gestione per preparare la decisione dell’azione politica con i membri puntuali venuti ad aiutarli a finalizzare la realizzazione del progetto di Vita. Essi parteciperanno ovviamente alla decisione dell’azione politica adottata dall’assemblea o dalla sua delegazione.
Assicurare la missione di un centro di gestione è quindi essenzialmente una competenza che si aggiunge alle altre e rafforza la versatilità dei membri delle Reti di Vita. Questa competenza può anche essere rafforzata per diventare una competenza.
I centri di gestione migliorano il potere decisionale
Il processo decisionale nei Circoli di Qualità durante gli anni ’80 in Francia.
Nel sistema di potere gerarchico del sistema capitalista e delle decisioni prese dagli azionisti, i Circoli di Qualità degli anni ’80 in Francia hanno preparato le decisioni della Direzione, hanno potuto co-firmare le domande di investimenti e di formazione a livello della loro istituzione, ma la decisione di proseguire o meno con tale gestione partecipativa locale è stata effettivamente presa dagli azionisti all’inizio degli anni ’90 che hanno fermato questo movimento Qualità Totale in Francia e altrove quando si sono resi conto che gli “operai” avevano il potere di fatto nelle imprese e che potevano poi prendere il potere reale, giuridico, politico. Ma i “lavoratori” e i membri dei Circoli della Qualità non si sono resi conto di queste questioni politiche perché erano impegnati a portare a termine con successo l’automazione e l’informatizzazione delle loro imprese.
In modo più preciso, possiamo illustrare le nostre parole con l’esperienza che abbiamo condotto tra il 1985 e il 1990 in questo stabilimento chimico lungo il Reno per automatizzare i 5 siti di produzione con la procedura Qualità Totale al fine di accompagnare le nuove tecnologie con un ripensamento dell’organizzazione e della gestione di questo stabilimento di produzione.
L’aiuto della società di consulenza per guidare l’ammodernamento del sito è stato ovviamente essenziale. Il piccolo gruppo di consulenti era composto da ex funzionari che avevano a loro volta automatizzato le loro unità di produzione. Il loro leader era stato il primo nell’est della Francia a condurre con successo l’automazione dell’intera unità di produzione, il cui processo di fabbricazione era simile a quello di uno stabilimento di chimica fine organica: lo stabilimento Kronenburg di Obernai. Altri avevano automatizzato la catena di montaggio della Peugeot 205 a Mulhouse con automi programmabili e robot di movimentazione.
Questo team di consulenti ha condiviso la sua esperienza e insieme abbiamo praticato senza saperla nominare in quel momento, la sussidiarietà per ottenere la soluzione ottimale non più nel settore della birra o della costruzione di automobili ma nella chimica e poi attraverso il nostro approccio Qualità Totale abbiamo adattato questa soluzione ottimale alle nostre particolarità locali.
Questa procedura è stata estesa alle funzioni amministrative e logistiche con l’informatizzazione di tutti i servizi della struttura. Il Servizio del Personale è stato il primo della Francia orientale a utilizzare un collegamento Transpac per alimentare il proprio pacchetto di gestione delle risorse umane su microcomputer con dati provenienti dal software di paga situato nella sede di Parigi.
Il ruolo degli esperti presenti nei centri di gestione.
I membri puntuali del team di progetto sono esperti che condividono esperienze in seno al team di progetto di vita. Le competenze si situano al livello delle tecnologie e delle macchine, delle attrezzature utilizzate, ma anche al livello dell’innalzamento del livello delle competenze dei membri permanenti del gruppo di progetto.
Gli auditor della Corte hanno presentato il COQ (costo per ottenere la qualità) e il COS (costo per ottenere la solidarietà). Gli esperti condurranno anche la loro partecipazione al progetto di vita sviluppando il suo COS. Saranno loro a fornire la solidarietà, vale a dire la condivisione gratuita della soluzione ottimale, gratuita perché sono pagati in moneta piena o in diritti sociali direttamente nel bilancio del gruppo di progetto e sono associati al progetto.
Essi non sono dipendenti di un’impresa di prestatori di servizi o di consulenza che segue il funzionamento di un’economia fondata unicamente sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. I team di progetti di vita come le altre istituzioni delle Reti di Vita, lo ripetiamo, utilizzano la complementarità tra le tre forme di proprietà privata, comune, collettiva a seconda della rilevanza di ciascuna di esse.
Il processo decisionale politico è collegiale quando si riunisce l’azione politica dell’istituzione locale.
La gestione di tale processo decisionale è definita dall’assemblea locale dell’istituzione politica cui fa capo il gruppo di progetti di vita.
Gli obiettivi, le risorse impiegate sono preventivati e i mezzi di finanziamento: diritti sociali per utilizzare beni comuni e moneta piena per le retribuzioni sono stati convalidati in occasione del voto dell’assemblea locale dell’azione politica per accettare un progetto di vita e iscriverlo nel Piano gestito dalla Confederazione.
Il monitoraggio contabile e finanziario della realizzazione del progetto di vita è condotto da un membro permanente del gruppo che, se del caso, si fa assistere da un esperto membro puntuale e associato al gruppo di progetto.
L’intero gruppo di progetto ha inizialmente deciso come organizzare le deleghe di potere o di competenze per realizzare i suoi obiettivi.
Al termine del team di progetto, l’assemblea locale dell’azione politica esamina i risultati del team di progetto di vita, analizza le differenze tra la previsione e la realizzazione. Dà Quitus al team che si occupa di progetti di vita.
A livello di formalismo di questo processo decisionale, ci sono due fasi, due momenti:
- quello del Quitus dato dall’assemblea locale in una delle sue riunioni nel corso dell’anno
- poi, una volta all’anno, durante la grande festa dei cittadini, tutti i progetti di vita che hanno ricevuto il “Quitus” vengono celebrati e lodati.
I risultati dettagliati sono comunicati al pubblico prima dell’inizio dell’anno festivo per informare l’assemblea locale dei cittadini dell’istituzione politica, della città libera di appartenenza. È inoltre prevista una festa annuale a livello federale con la comunicazione dei risultati complessivi del Piano e la celebrazione dei successi maggiori dei team di progetti di vita durante l’anno.
I centri di gestione condividono le loro esperienze con i membri delle Reti di Vita
Alla fine del suo progetto di vita, il team o rimane insieme per continuare la sua attività in nuovi progetti complementari a quello precedente o si separa per unirsi ad altri progetti di vita. Per gli esperti che si sono occasionalmente associati al team, questa evoluzione professionale li conduce verso nuovi progetti, ma anche verso la condivisione delle loro competenze presso studenti, apprendisti e membri interessati all’acquisizione di queste conoscenze.
Tale evoluzione può anche essere scelta dai membri del gruppo di progetto per condividere le loro conoscenze a tempo pieno o a tempo parziale con altri gruppi di progetto di vita e in qualità di esperti o di insegnanti e formatori presso un centro di formazione. Si tratta quindi di una missione che contribuisce allo sviluppo della solidarietà.
1) lo sviluppo di reti di esperti
Abbiamo affrontato più volte lo sviluppo e la trasmissione delle competenze, lo sviluppo delle sinergie. La solidarietà, il COS (Costo di ottenimento della solidarietà) sono effettivamente il risultato della condivisione della soluzione ottimale ottenuta attraverso la pratica della sussidiarietà.
L’innalzamento del livello delle competenze e la condivisione delle esperienze richiedono necessariamente la partecipazione del gruppo di esperti nella realizzazione dei progetti di vita. Tuttavia, questo sforzo di gestione, di comunicazione, di formazione, nella pratica incontra inevitabilmente degli ostacoli da superare, dei blocchi da far saltare, degli interessi particolari da eliminare. Gli esperti, oltre alle loro competenze scientifiche, tecnologiche, umanistiche, manageriali, hanno bisogno di sviluppare la propria rete di scambio e condivisione di esperienze per diventare ancora di più facilitatori, relatori che aiutino i team di progetti di vita a svilupparsi ed eliminare gli ostacoli e le difficoltà che possono incontrare soprattutto quando non sono stati previsti.
Trasmissione delle competenze nella formazione interna del gruppo di progetto.
Nel caso della trasmissione delle competenze sull’integrazione dei sistemi presso Thomson-CSF nel 1990, abbiamo presentato una di queste difficoltà che in questo caso si era conclusa positivamente. Questa trasmissione dell’esperienza tra ingegneri e dirigenti responsabili della direzione dei progetti sviluppati dal Gruppo Thomson, oggi Thalès, è stato lo scopo principale del Campus costruito a Jouy en Josas, valle della Bièvre presso Versailles.
Il caso di un fallimento di una condivisione di competenze in una società di orologeria francese.
Stiamo tenendo una conferenza-dibattito che il nostro gruppo di giovani ingegneri e dirigenti ha seguito in questo campus, con di fronte un dirigente più anziano ed esperto che lavorava in quel momento in una società petrolifera multinazionale nei Paesi Bassi. Voleva condividere con noi un’esperienza che lo ha segnato all’inizio della sua carriera e che in realtà è stata un fallimento.
Un fallimento che aveva visto accadere e compreso, ma contro il quale non poteva fare nulla perché la sua Direzione Generale e il suo Presidente non lo avevano ascoltato e non erano usciti da un conformismo nefasto se non da una posizione alta e stupida per non accettare la nuova tecnologia che sconvolgeva profondamente il loro mestiere e il loro mercato. La fabbrica era stata chiusa nel 1990, e questa storia lo aveva spinto a venire a raccontarci la sua esperienza di giovane dirigente quindici o venti anni prima, quando aveva più o meno la nostra stessa età
Lo scopo del suo intervento è stato quello di avvertirci di non ripetere lo stesso fallimento, ma di superare questo tipo di ostacoli per far evolvere la nostra azienda, i nostri progetti per un uso giudizioso delle nuove tecnologie che si sviluppavano fortemente all’inizio degli anni ’90.
Con il senno di poi, su fileane.com, possiamo precisare che questo problema di adattamento e di apertura alle nuove tecnologie è certamente inizialmente una questione di aumento delle competenze, ma a questo livello sono competenze tecniche, scientifiche. La cosa più importante, una volta acquisite queste nuove competenze nelle nuove tecnologie, è riuscire a trasformare la cultura dell’impresa e soprattutto a creare un nuovo management adatto a questa nuova organizzazione della produzione e del mestiere, per ritrovare un nuovo vantaggio competitivo fonte di guadagni di produttività e di ricchezza.
In questo caso ci troviamo di fronte alla questione del comando in relazione all’autorità e al potere. Si tratta di applicare il nuovo sapere e le sue conseguenze in tutta l’organizzazione dell’impresa facilitando l’adozione di un nuovo quadro di riferimento apportato da questa nuova tecnologia.
La leadership attraverso l’utilizzo della strategia Qualità Totale sviluppa una gestione partecipativa e, per riuscirci, deve eliminare la vecchia gestione gerarchica, autocratica, o addirittura la vecchia cultura d’impresa fondata su un mestiere che ha fatto il successo dell’impresa ma che è totalmente stravolto da una nuova tecnologia. Ci troviamo nella dimensione strategica del processo decisionale: in caso di fallimento, è la sopravvivenza dell’impresa che è minacciata o addirittura la fine della stessa.
Il consulente che venne quel giorno a condividere con noi il fallimento della società di orologeria Jaz nell’evoluzione del suo mestiere verso la tecnologia del quarzo, lo aveva vissuto. Ci presentò le sue esperienze nella fabbrica di Wintzenheim, vicino a Colmar, in Alsazia.
Nel 1975 il gruppo ha commercializzato più di 5 milioni di modelli e di meccanismi di orologeria; si afferma come la prima società orologiera francese. Il suo fatturato si aggira intorno ai 150 milioni di franchi. Negli ultimi cinque anni l’industria orologiera elettrica ed elettronica a batteria è passata dal 44 all’83 per cento, con la produzione di tutti i modelli nello stabilimento principale di Colmar, anche se le sveglie Jaz sono ancora vendute molto bene: in Francia più di un milione di unità ogni anno. Tra i 150 modelli che rappresentano circa 250 riferimenti e che figurano nel catalogo, si contano 50 modelli meccanici, 92 modelli elettrici ed elettronici, 8 modelli al quarzo.
Il 13 novembre 1975, la JAZ SA effettuò un’operazione di fusione-assorbimento sulla S.A.P. e sul suo stabilimento di Wintzenheim. Secondo le promesse fatte lo scorso novembre dal presidente Félix Moch, all’inizio del 1976 sono previsti importanti investimenti: oltre 10 milioni di franchi per la conquista della prima posizione nel settore del risveglio elettronico!
È qui che inizia il racconto del nostro relatore.
La direzione generale parigina decide di assumere un gruppo di giovani ingegneri Supelec formati alle nuove tecnologie a base di cristalli di quarzo e di inviarlo all’ufficio studi dello stabilimento di Colmar Wintzenheim (strada che da Colmar conduce a Münster e al passo della Schlucht, poi a Gérardmer). La direzione della fabbrica e dell’ufficio studi non trovano niente di meglio da fare per questi giovani diplomati Supelec che imporre loro per sei mesi uno stage per acquisire la padronanza dei movimenti dell’orologeria tradizionale, settore in cui finora la società dispone di una competenza di primo piano a livello mondiale.
Questa formazione professionale viene svolta sui tavoli da disegno a mano, e i laureati dell’ufficio di progettazione sono molto orgogliosi di mostrarla ai neoformati al computer. Nonostante il fascino della regione, dopo sei mesi quasi tutti i giovani laureati Supelec se ne sono andati. Assumerne altri è quasi impossibile, considerata la reputazione che i primi stagisti hanno fatto della fabbrica presso l’ufficio dell’amichevole della loro grande scuola di ingegneria.
La JAZ, già molto in ritardo nell’utilizzo del quarzo a causa di questo fallimento, perderà progressivamente il suo mercato dell’orologeria e degli orologi.
Nella parte elettronica dell’attività di JAZ, il piano di sviluppo di questa nuova attività segue il suo corso e le operaie sono formate alla saldatura delle carte elettroniche e al montaggio dei sottoinsiemi e degli insiemi. Il gruppo MATRA, che riprenderà l’attività dello stabilimento, abbandonerà la parte orologeria che utilizzerà meccanismi giapponesi al quarzo per questi orologi.
A partire dal 1981, poiché lo stabilimento ha dimezzato il suo organico dal 1975 passando da mille a cinquecento dipendenti, lo stabilimento Jaz affitta una parte dei suoi locali alla società Matra-Tandy-Electronique, alla quale sono state trasferite una sessantina di persone del suo organico e che produce un migliaio di computer al mese. Tra il 1981 e la chiusura nel 1990, le operaie formate nel settore della costruzione di computer hanno ottenuto i migliori risultati professionali, poiché gli ex esperti di orologeria hanno lasciato la fabbrica da alcuni anni. La produzione francese di computer non supererà l’inizio degli anni ’90, rimpiazzata evidentemente dall’industria informatica americana e asiatica.
Il nostro intervento conclusivo ritornò su questo shock delle colture nell’industria orologiera con l’arrivo del quarzo.
Gli ex esperti di orologeria avevano costruito attorno a sé muri di fama e di successo, uno status sociale riconosciuto e saldamente radicato. Molti di loro avevano iniziato con lo status di lavoratori orologieri e poi con corsi di formazione erano diventati ingegneri. I dirigenti della fabbrica animavano il locale Rotary. Nessuno aveva capito che la loro salvezza era nelle mani di questo gruppo di giovani laureati di Supélec.
L’oratore dinanzi a noi non aveva alcuna pietà per loro, se non il rammarico per il fatto che questi ultimi non siano stati sanzionati in un modo o nell’altro per aver così lasciato che si distruggesse un’intera parte della nostra industria orologiera.
Era più caloroso e grato al gruppo di operaie che si era lanciato nell’elettronica e nell’informatica. E’ a loro che pensava che lo stabilimento fosse stato chiuso.
Questo caso è stato solo uno dei tanti che hanno provocato la perdita della nostra industria a seguito della rivoluzione tecnologica nei settori dell’informatica e della robotica e della strategia liberale di utilizzare il sociale consentito dalla globalizzazione dell’economia e dalla delocalizzazione delle nostre attività produttive.
Il suo messaggio era chiaro: non dovevamo tirarci indietro dal conservatorismo, dall’immobilismo dei nostri.
Restava però la questione dell’intervento politico: perché i governi hanno permesso che anche la nostra industria andasse perduta?
Per lui, nel nostro caso, l’incontro tra politici e dirigenti d’impresa aveva avuto un luogo, un nome: il Rotary per quanto riguarda la regione di Colmar.
Come ogni alto dirigente, aveva un calendario serrato e doveva già ripartire. Avremmo voluto interrogarlo su questi rapporti tra politici e industriali, soprattutto nel caso del nostro gruppo, ma aveva certamente sentito arrivare il colpo e aveva preferito andare… all’inglese.
Lui e noi eravamo d’accordo: il nostro era lo strumento migliore per scambiare, condividere la nostra esperienza e la nostra cultura di istituzioni e filiali ed eliminare le trappole del conservatorismo e dell’immobilismo. Avevamo ricevuto la targhetta di presentazione dai membri del nostro gruppo, anch’essa con l’obiettivo di scambiare i nostri dati per restare in contatto. Così come abbiamo fatto nei nostri gruppi regionali dell’ANDCP tra direttori e capi del personale.
2) lo sviluppo delle reti di formazione e di istruzione
Abbiamo appena parlato dei momenti necessari di incontro, scambio e condivisione tra esperti. La generalizzazione di queste pratiche che garantiscono lo sviluppo della Solidarietà tra un gruppo sociale e, in particolare, tra le nostre Reti di Vita, si traduce nello sviluppo delle reti di formazione e di istruzione.
Quando affronteremo le Istituzioni Sociali, si tratterà di presentare ciò che sostituirà il sistema scolastico e universitario francese attuato nel sistema di potere capitalista liberale. Per il momento, in questa sede, stiamo prolungando la presentazione dei centri di gestione e osservando le loro missioni e i loro obiettivi nel campo dell’istruzione e della formazione per conto delle nostre Reti di Vita.
La solidarietà nei confronti dei giovani sviluppata dai centri di gestione.
Questa missione di sviluppare la Solidarietà, i centri di gestione dell’attività umana la assumeranno anche nei confronti dei giovani che si preparano ad assumersi le proprie responsabilità nella vita adulta. Il team di progetti di vita e le imprese che lo compongono sono una struttura formativa e la loro missione di solidarietà si esercita anche verso i futuri membri dei team di progetti di vita di una o dell’altra istituzione politica, economica, sociale, culturale, di sicurezza e di difesa o ancora della Confederazione.
Vi sono due livelli di partecipazione dei centri di gestione: la condivisione delle conoscenze e delle competenze è il livello immateriale, la condivisione dei mezzi materiali e immobiliari è il livello materiale. Sappiamo che nelle Reti della Vita, la conoscenza è gestita secondo la proprietà collettiva e i mezzi materiali e immobiliari, secondo la proprietà comune e i beni comuni.
Vi sono inoltre due momenti propizi alla partecipazione dei centri di gestione all’istruzione e alla formazione: il momento in cui la gioventù può integrarsi puntualmente o più durevolmente nell’attività di un gruppo di progetti di vita, il momento in cui la gioventù deve acquisire conoscenze e competenze al di fuori dei gruppi di progetti di vita e in reti specifiche per acquisire questa o quella esperienza.
I centri di gestione, insieme alle implicazioni per lo sviluppo di team di progetti di vita, saranno responsabili di alcune reti che hanno come missione l’istruzione e la formazione per l’acquisizione di conoscenze di base e quindi la capacità di formarsi in altri settori.
Le istituzioni sociali attive nel campo dell’istruzione e della formazione preciseranno tale organizzazione. Per il momento ricordiamo questo punto essenziale: le conoscenze, le esperienze, i mezzi materiali proverranno dai gruppi di progetti di vita delle diverse istituzioni politiche ed economiche.
In parole povere, i giovani sono strettamente coinvolti nell’attività degli adulti e si ritrovano solo in momenti specifici e precisi per vivere determinate esperienze e sviluppare determinate competenze.
Possiamo poi precisare che si tratterà di momenti legati allo sviluppo dell’iniziativa spirituale mentre lo sviluppo della fonte di conoscenza intellettuale e razionale si realizzerà più facilmente tra i gruppi di progetti di vita e l’attività degli adulti.
Per illustrare queste strette relazioni tra i responsabili di progetti di vita che producono e distribuiscono la ricchezza e le reti di istruzione e formazione, abbiamo a disposizione diversi esempi di pratiche adottate dai nostri vicini e che i nostri governi continuano ad ignorare superbamente. Queste pratiche sono utilizzate dai centri di gestione nelle Reti di Vita.
2.1 la gestione delle risorse materiali tra gruppi di progetto di vita e centri di formazione professionale.
L’esempio tedesco della gestione degli ammortamenti delle attrezzature di produzione.
Le attrezzature di produzione si raggruppano in più categorie a seconda della loro vetustà e l’utilizzazione degli ammortamenti tiene conto di queste categorie per favorire la trasmissione di tali attrezzature tra imprese e centri di formazione.
Questo è l’esempio tedesco: l’ammortamento delle macchine avviene in due anni. Successivamente, le macchine vanno ai centri di apprendimento dove vengono vendute a buon mercato ad aziende più piccole che non possono acquistare nuove macchine. In Francia, l’ammortamento viene effettuato su 5 anni in modo che le imposte sugli utili siano ogni anno più elevate. Detrarre il 50% del valore delle macchine ogni anno nel caso in cui l’azienda cambi macchine ogni 3 anni per avere macchine più nuove e moderne, è ben diverso che detrarre il 20% ogni anno in 5 anni per acquistare nuove macchine durante il sesto anno. L’evoluzione degli incrementi di produttività tra questi due paesi è molto diversa: uno avrà maggiori incrementi di produttività rispetto all’altro. Sul lungo periodo, le aziende di uno ottengono risultati migliori di quelle dell’altro.
- le attrezzature e i materiali più moderni e che utilizzano le innovazioni più recenti. Sono utilizzati da gruppi di esperti e servono a conseguire rapidamente economie di scala positive. Non si tratta di equipaggiamenti altamente performanti utilizzati da squadre poco competenti e male addestrate. Il problema della mancanza di competenza tecnologica in Francia, come abbiamo visto, è ricorrente ed è stato cruciale negli anni 1980-2000 quando lo strumento di produzione francese non è stato in grado di utilizzare rapidamente gli automi programmabili, i robot, le macchine a comando digitale per mancanza di formazione da un lato e per incompetenza del management e della struttura gerarchica nelle officine dall’altro. Le attrezzature di produzione più innovative rappresentano tra un quarto e un terzo dell’intero parco macchine e attrezzature. L’obiettivo è di far sì che, dopo 2-3 anni, le prime attrezzature moderne e ben controllate siano trasferite in altri impianti, centri di produzione, centri di formazione o altre reti. Con la loro sostituzione con attrezzature innovative, il parco attrezzature produttive possiede materiali di età compresa tra 4 e 5 anni in una proporzione del 50-60% o più. L’obiettivo di raggiungere il 90% del parco veicoli con impianti di età inferiore ai 5 anni è quindi ampiamente raggiungibile.
- materiali e attrezzature ammortizzati e di età compresa tra 2 e 5 anni: essi servono in primo luogo alla formazione dei futuri gruppi di produzione e, in secondo luogo, alle produzioni il cui rendimento è meno crescente o decrescente e che hanno quindi un livello di redditività più difficile da trovare oppure nel caso in cui tali produzioni di beni e servizi non possano essere redditizie ma possano soltanto coprire in tutto o in parte il loro costo di produzione. È attraverso lo spin-off e la partnership tra i gruppi di produzione che le attrezzature ammortizzate attraverso le produzioni più redditizie vanno verso le produzioni meno redditizie o verso le reti locali che non possono arrivare a rendimenti elevati nei loro gruppi di produzione, tenuto conto delle loro peculiarità locali.
- materiali di età superiore a 5 anni: Essi sono mantenuti in attività per le loro qualità di longevità, di semplicità d’uso e di risparmio. Essi sono utilizzati nelle attività connesse alla produzione per ridurre il più possibile il costo di tali attività. Una parte di queste attrezzature è riunita nei centri di formazione e conservazione delle tecnologie per servire da esempi e testimonianze sulla storia delle conoscenze, delle tecnologie e dei mestieri. il centro di gestione della produzione e della distribuzione delle ricchezze gestisce la proprietà comune dei mezzi di produzione: fabbriche e officine, macchinari, manutenzione, acquisti e rivendita, mezzi logistici. Quindi i centri di formazione hanno attrezzature ammortizzate dopo due anni nelle aziende e le manterranno per tre o cinque anni per sostituirle con nuove attrezzature ammortizzate dopo due anni nelle aziende. Dato che un’attrezzatura ammortizzata ha un valore contabile pari a zero, i centri di formazione sono tenuti a sostenere unicamente il costo dell’installazione di tali attrezzature nei loro locali. Dopo cinque anni possono, se necessario, rivenderli sul mercato di materiale usato in un paese vicino che ne abbia bisogno.
2.2 la gestione delle risorse informatiche e tecnologiche
Le risorse informatiche sono alla base di questa organizzazione della produzione. La rivoluzione tecnologica legata al computer e alle telecomunicazioni viene utilizzata principalmente per determinare i livelli di produzione e consumo dei beni indispensabili alla vita dei membri delle reti. Queste apparecchiature informatiche, questi data center, i supercomputer, sono attualmente utilizzati dai giganti della distribuzione mondiale, come l’americano Wall Mart e altri. Nelle Reti di Vita, essi sono utilizzati non per massimizzare i profitti di una società commerciale o finanziaria, come nel sistema di potere capitalista, ma per minimizzare i prezzi di vendita e garantire un’economia i cui obiettivi nell’utilizzo delle risorse sono di evitare sprechi e produzioni inutili.
Il lavoro dei dati digitalizzati riguarda essenzialmente la determinazione della domanda e soprattutto la domanda quotidiana di prodotti alimentari e di beni di consumo correnti. Ad esempio, i membri delle reti della vita hanno la possibilità di abbonarsi a liste di pasti in funzione della natura delle loro attività (lavoro sostenuto, tempo libero, salute, sport, scoperte culinarie, pasti festivi, ecc.). Questi servizi alla persona sono garantiti dall’utilizzo dei beni comuni e dal loro pagamento in moneta piena o in diritti sociali, e torneremo su questo argomento presentando le istituzioni sociali delle Reti di Vita.
Tali proposte non si limitano più a un libro di ricette da cucinare da realizzare a casa propria, mentre il ritmo della vita quotidiana non lo consente, come avviene attualmente per la maggior parte dei salariati del sistema di potere economico liberale. Il consumatore può scegliere tra una formula per cucinare i pasti a casa propria, partecipare alla realizzazione dei pasti in una cucina comune nel suo ambiente locale dove potrà realizzare pasti con una migliore produttività e norme igieniche, consigli di professionisti pur essendo retribuito in diritti sociali per il suo lavoro che avvantaggia gli altri, remunerazione che può essere dedotta immediatamente dal costo dei suoi pasti. Le possibilità sono diverse per garantire una dieta regolare e di qualità in grado di preservare la salute, la convivialità dei pasti e il piacere gustativo.
È attraverso l’utilizzo degli scambi su autentiche reti sociali informatizzate che dinamizzano i gruppi di progetto di vita e di produzione, di consumo, che si effettua tale definizione e quantificazione della domanda.
L’attuazione di un programma di produzione a partire da una domanda e la realizzazione di tale produzione in tempi brevi o appena in tempo non presenta più difficoltà tecniche a partire dagli anni ’80 e l’applicazione di questi metodi informatizzati di gestione dello strumento di produzione. Questi programmi di produzione sono integrati nel Piano gestito dai Comuni liberi e dalla Confederazione.
Questa scoperta sull’utilizzo degli strumenti informatici di gestione e di previsione fa parte della missione di formazione dei centri di gestione nei confronti della gioventù.
L’apprendimento si realizzerà non soltanto con attrezzature ammortizzate nei gruppi di progetto ma anche, se del caso, con i software di gestione, di telecomunicazione, di simulazione utilizzati da questi gruppi di progetto, o addirittura con alcuni dati utilizzati da questi gruppi.
Questo approccio formativo si ricollega al metodo di apprendimento della gestione attraverso lo studio di casi, metodo inizialmente avviato presso l’Università di Harvard negli Stati Uniti, ma che oggi si confronta con l’evoluzione della scienza non potendo più accontentarsi di una dimensione funzionalista adattata a un caso specifico, ma che deve prendere in considerazione la struttura. Questa evoluzione tra il funzionalismo e lo strutturalismo viene così presa in considerazione nelle Reti di vita dal fatto che l’apprendimento riguarda direttamente “la vita” e che gli studenti sono parti interessate nei gruppi di progetti di vita. Questo è possibile perché l’azienda non è più orientata esclusivamente al soddisfacimento degli interessi degli azionisti come nel capitalismo.
2.3 lo sviluppo delle relazioni tra giovani e adulti nel quadro dell’attività umana.
Prendendo come esempio la Danimarca.
documento:
“L’apprendimento permanente è anche uno dei pilastri del modello di “società del benessere”, che intima di “lavorare più a lungo e lavorare meglio”, secondo Sylvain Briens, specialista delle civiltà scandinave. La Danimarca è orgogliosa di aver creato il primo sistema scolastico obbligatorio in Europa nel 1814 e di aver sviluppato una cultura basata sull’educazione popolare (i folkehøjskole di Grundtvig) con la possibilità di seguire corsi serali dal 1850. Grazie alla Scuola universitaria popolare fondata nel 1870, un danese ha accesso all’insegnamento scolastico o universitario indipendentemente dalla sua età e dalla sua origine sociale. All’epoca si trattava di facilitare la transizione dal modello economico agricolo a quello industriale.
Attualmente, i 2,8 milioni di lavoratori danesi hanno la possibilità di seguire 14 giorni di formazione all’anno. La Danimarca non nasconde il suo orgoglio. È il primo paese in Europa per proporzione di adulti formati. Nel 2011, il 21% degli adulti ha frequentato il sistema di formazione professionale (fonte Ministero). La media europea raggiunge il 9% e la Francia solo il 3% (Eurostat).”
https://www.metiseurope.eu/2012/12/06/danemark-derrire-les-succs-du-systme-de-formation-continue/
fine del documento
documento:
In Danimarca, una ricetta comprovata per l’occupazione giovanile
Nelle imprese, gli under 25 beneficiano di generosi aiuti slegati dal reddito parentale, che favoriscono la loro emancipazione e il loro inserimento professionale.
Journal Le Monde di Marie Charrel, pubblicato il 25 agosto 2021, estratto:
“Lavori di modesta entità al termine delle scuole medie, autonomia precoce: questo è uno degli ingredienti che spiegano il buon inserimento professionale dei minori di 25 anni in Danimarca. Come in tutti i paesi nordici, la percentuale di persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano né seguono corsi di formazione (NEET) è inferiore a quella del resto d’Europa. Nel primo trimestre del 2021 era del 7% in Svezia e del 9,5% in Danimarca, rispetto al 13,2% in Francia, al 15% in Spagna e al 24,2% in Italia, secondo Eurostat”.
fine del documento
Abbiamo visto, attraverso il male dell’economia francese, la nostra incapacità di creare nuovi posti di lavoro, specialmente per stare al passo con la nostra evoluzione demografica. Allo stesso modo, l’analisi della nostra immigrazione mostra che il nostro Paese è caratterizzato dall’arrivo di migranti poco qualificati, che poi non frequentano corsi di formazione o di apprendistato e rimangono quindi precari e non integrati.
Le reti della vita, come abbiamo appena visto, usano i centri di gestione e le loro capacità per sviluppare queste relazioni tra i centri di istruzione e formazione e i diversi gruppi di progetti di vita. Presentiamo più avanti le Istituzioni Sociali delle Reti di Vita e questa missione sarà essenziale specialmente per aiutare i giovani a stabilire il loro progetto personale di vita con una formazione lungo tutto l’arco della vita. E’ un modo per andare ancora più lontano e meglio di quanto non faccia la Danimarca, la cui politica resta nel quadro del sistema di potere capitalista liberale.
Lo stesso vale per gli studenti. In Danimarca la cultura danese spinge all’autonomia e la retribuzione universitaria degli studenti promuove tale indipendenza dai genitori. Studiare in Danimarca è il primo lavoro. Uno studente paga le tasse (anche se il suo reddito è basso). Lo Statens Uddannelsesstøtte (sostegno statale all’istruzione) è la remunerazione concessa dallo Stato danese. Per i giovani tra i 18 e i 20 anni, varia da poco più di 4055 DKK (circa 600€) a 6321 DKK (circa 1000€) al mese a seconda del reddito dei genitori. A partire dai 20 anni, è di 6321 DKK al mese per tutti. Le condizioni sono di avere più di 18 anni, di essere iscritti a un corso approvato dallo Stato e di non vivere più con i propri genitori (in questo caso viene corrisposto un assegno inferiore). Esiste un massimale di risorse pari a 9069 DKK (pari a circa 1400 EUR) al mese, oltre il quale l’assegnazione è ridotta o soppressa. La durata massima di tale retribuzione è di 70 mesi prorogabili da 6 a 12 mesi in caso di maternità o malattia.
Nelle Reti di Vita, lo preciseremo nelle loro Istituzioni Sociali, il Reddito di base universale e incondizionato è finanziato dalla remissione di un importo di Diritti Sociali da utilizzare nei Beni Comuni.
I centri di formazione le cui università sono gestite e sviluppate in Beni comuni sul secondo livello di attività umana: la realizzazione delle opere che elevano il livello di vita e sono trasmesse alle generazioni future.
Anche in questo caso stiamo andando meglio e oltre rispetto a quelle pratiche dei paesi scandinavi, il cui limite è rappresentato dall’allungamento della durata degli studi: gli studenti impiegano spesso dai 6 ai 7 anni per ottenere un diploma previsto in tre anni perché lavorano a tempo parziale per mantenere il proprio tenore di vita.
Tale svantaggio non sussiste con l’utilizzo dei beni comuni e la loro gestione con la moneta piena e i diritti sociali.
In conclusione
I centri di gestione delle istituzioni delle Reti di Vita rappresentano una funzione che si esercita nell’ambito dello sviluppo dei gruppi di progetto di vita, organizzazione di base la cui finalità è la produzione e la distribuzione delle ricchezze. Questa funzione non è garantita solo dalla versatilità o dalla competenza dei membri delle Reti di Vita. È anche il luogo e il momento di incontro con i giovani e futuri adulti membri a loro volta dei team di progetti di vita.
Questi giovani hanno la possibilità di confrontarsi con il lavoro in imprese o servizi, ma hanno anche la possibilità di essere retribuiti svolgendo alcuni compiti amministrativi o di gestione che i centri di gestione propongono loro dopo una prima formazione.
In tal modo vengono remunerati mentre proseguono gli studi e gli apprendistati, risparmiando così i diritti sociali acquisiti al momento del versamento del loro reddito di base in Diritti sociali. Hanno quindi una scelta da fare, una scelta di natura politica che esprime la loro partecipazione allo sviluppo delle Reti di Vita.
Si tratta di un modo concreto anche per esercitare la loro appartenenza di diritto a uno o più centri di gestione nel corso della loro vita, come avviene anche per un’altra istituzione politica: la Guardia nazionale.
I Centri di Gestione e la Guardia Nazionale sono quindi due istituzioni la cui missione garantisce la partecipazione civica di ciascun membro allo sviluppo delle nostre Reti di Vita.