Il Trattato di Tordesillas (1494).
I confini territoriali tra Spagna e Portogallo
Nel 1494 papa Alessandro VI aveva costretto gli spagnoli e i portoghesi a firmare il trattato di Tordesillas che tracciava i confini territoriali tra Spagna e Portogallo: tutto ciò che sarebbe stato scoperto ad ovest del meridiano (America meno Brasile) sarebbe appartenuto alla Spagna e ad est (Brasile e Africa), in Portogallo. Ovviamente, questo Trattato affligge la Francia, l’ Inghilterra e l’ Olanda perché vieta loro di ottenere una parte di ricchezza dal Nuovo Mondo.
Ecco alcuni estratti del trattato:
” Ferdinando e Isabella, per grazia di Dio, Re e Regina di Castiglia, Leone, Aragona, Sicilia, Granada, Toledo, Galizia […]. Così sua Altezza, il Serenissimo Re del Portogallo, nostro caro fratello, ci ha inviato i suoi ambasciatori e mandatari […] per stabilire, prendere atto e mettersi d’accordo con noi […] su ciò che appartiene all’uno e all’altro dell’oceano che resta ancora da scoprire.
Le loro altezze auspicano […] che si tracci e si stabilisca su detto oceano una frontiera o una linea retta, da polo a polo, vale a dire dal polo artico al polo antartico, che sia situata da nord a sud […] a trecentosettanta leghe dalle isole del Capo Verde verso il ponente […]; tutto ciò che fino ad allora è stato scoperto o in futuro sarà scoperto dal Re del Portogallo e dalle sue navi, isole e continente, dalla suddetta linea, dirigendosi verso il levante […] apparterrà al Re del Portogallo e ai suoi successori […].
E così, tutto ciò che, isole e continente […], è già scoperto o verrà scoperto dai Re e Regina di Castiglia e Aragona […], da quella linea […] andando a letto […], apparterrà a detti Re e Regina di Castiglia […]. “
La spartizione del Nuovo Mondo tra spagnoli (a sinistra del meridiano) e portoghesi (a destra del meridiano)
Il Trattato di Tordesillas, la sua storia.
Firmato il 7 giugno 1494 tra i Re Cattolici e Giovanni II del Portogallo, sotto l’egida di papa Alessandro VI, poi confermato da papa Giulio II, fissava una linea di demarcazione a circa 2.000 km ad ovest delle isole del Capo Verde: i territori ad est di questa linea, noti e sconosciuti, sono attribuiti al Portogallo, quelli ad est alla Castiglia. Talvolta chiamato “trattato di ripartizione del mondo”, dopo i trattati di Alcoçavas (1479) e di Toledo (1480), aveva risolto la rivalità dei due paesi impegnati nelle “Grandi Scoperte”.
Il 4 maggio 1493 papa Alessandro VI Borgia (di origine spagnola), nella bolla Inter Caetera, aveva fissato il tracciato di una prima “linea di marcazione” che andava da un polo all’altro e passava a 100 leghe ad ovest delle Azzorre e di Capo Verde. I portoghesi avevano protestato, ritenendo il loro dominio troppo limitato, e la linea immaginaria fu rinviata a 370 leghe.
Papa Alessandro VI era nato in Spagna
Alessandro VI nacque in Spagna, a Xativa, vicino Valencia. Fu consacrato vescovo all’età di 24 anni, senza essere mai stato sacerdote, essendo stato il suo mestiere precedente quello delle armi. Poiché papa Callisto III era suo zio, Borgia come lui, fu più facile.
Tutto ciò era nello spirito del tempo. Anche il fatto di aver avuto cinque figli come Santo Padre non era grave. Non grave se tra questi cinque figli (Giovanni, Cesare, Godefroi, Luigi e Lucrezia) non ci fosse stato Cesare Borgia. Lui fu il suo beniamino. A sette anni lo fece consacrare protonotario del papato, a 17 anni vescovo di Pamplona e arcivescovo di Valencia, e a 18 cardinale.
Tutti gli storici sono d’accordo nell’affermare che Cesare fu uno dei più grandi criminali del Rinascimento. Servì da modello a Machiavelli per la sua prestigiosa opera “Il Principe”, un trattato sull’arte e sul modo di costruirsi un regno lasciando i suoi scrupoli nello spogliatoio.
Non appena Colombo scoprì l’America, papa Alessandro VI della famiglia Borgia la divise tra i suoi compatrioti spagnoli e portoghesi, con la sua famosa Bolla “Inter Caeterae Divinae”. Egli aveva concesso ai suoi compatrioti i re di Spagna il privilegio del diritto di sacrare i vescovi delle loro colonie d’America. Ciò aveva avuto come risultato che l’incoronazione venne fatta dai loro rappresentanti sul posto, uomini come le Cortés e Pizarro, banditi di grandi strade che regolavano i loro conti a colpi di pugnale o di veleno (come i Borgia in Italia). L’incultura di questo papa e i suoi costumi cinici, la sua ignoranza e quella della curia romana, favorirono il progetto dei portoghesi che conoscevano correttamente le carte e la geografia del continente americano.
Il Trattato di Tordesillas ha fatto dell’Atlantico meridionale un mare portoghese,
assicurava in Portogallo il controllo della strada del Capo, ma anche la libera navigazione verso ovest, verso terre di cui si sospettava l’esistenza. Così il Brasile, scoperto da Pedro Álvares Cabral nel 1500, divenne portoghese.
La Francia e l’Inghilterra furono esclusi da questa divisione e reagirono con guerre coloniali.
Gli interessi della Francia e dell’Inghilterra, gli altri paesi rivieraschi dell’Oceano, non sono presi in considerazione in questa divisione del mondo che non accettano. Anche per molti secoli le guerre coloniali si susseguiranno.
La precisa conoscenza delle carte marittime e del continente americano da parte del Portogallo si spiega con l’insediamento nei porti portoghesi di una parte della flotta dell’Ordine del Tempio dopo venerdì 13 ottobre 1307 e con l’arresto dei templari da parte del re di Francia Filippo il Bello. L’altra parte della flotta templare si rifugiò in Scozia e un gruppo di templari si stabilì nelle Ande a Tiahuanaco. Partecipò allo sviluppo dell’impero Inca e alla Grande Legge che lega le nazioni irochesi
Privati dell’accesso al Nuovo Mondo, i marinai della Normandia e della Bretagna, i cui anziani avevano partecipato alle spedizioni della flotta dell’Ordine del Tempio sul continente americano (nord, sud e centrale) svilupparono la flibusta per attaccare le navi spagnole e portoghesi che riportavano le ricchezze saccheggiate nelle Americhe. Anche i marinai d’Olanda e d’Inghilterra organizzarono la flibusta o divennero corsari per conto dei loro re.
La controversia di Valladolid (1550-1551)
La controversia di Valladolid è un dibattito che oppose essenzialmente il domenicano Bartolomé de Las Casas e il teologo Juan Ginés de Sepúlveda in due sedute di un mese ciascuna (una nel 1550 e l’altra nel 1551) al collegio San Gregorio di Valladolid, ma principalmente per scambi epistolari. Questo dibattito riuniva teologi, giuristi e amministratori del regno, affinché, secondo il desiderio di Carlo V, si trattasse e parlasse del modo in cui si dovevano fare le conquiste nel Nuovo Mondo, da lui sospese, perché si facessero con giustizia e in sicurezza di coscienza.
La questione era se gli spagnoli potessero colonizzare il Nuovo Mondo e dominare gli indigeni, gli amerindiani, per diritto di conquista, con la giustificazione morale che poteva permettere di porre fine a stili di vita osservati nelle civiltà precolombiane, in particolare la pratica istituzionale del sacrificio umano, o se le società amerindiane fossero legittime nonostante tali elementi e che solo il buon esempio dovesse essere promosso attraverso una colonizzazione – emigrazione.
Il dibattito si svolse sotto il pontificato di papa Giulio III.
Fu anche un dibattito politico e religioso organizzato nel 1550 da Carlo V che fece cessare temporaneamente la colonizzazione dell’America da parte della monarchia spagnola. Il suo scopo era quello di definire ufficialmente la legittimità o l’illegittimità della schiavitù dei popoli nativi americani.
In questo processo, si ufficializzò che i nativi avevano lo stesso status dei bianchi. Questa decisione non si applicava ai neri d’Africa la cui schiavitù non era contestata: è proprio a causa della controversia di Valladolid che gli europei praticheranno la tratta dei neri per alimentare il Nuovo Mondo in schiavi.
Fonte: Françoise Condamin Lhermet.
Il riconoscimento della parità di status tra bianchi e nativi americani non si è tradotto in realtà e il lavoro forzato nelle miniere continuò. Lo “shock microbico” e le epidemie causate dalle malattie europee spiega anche ampiamente la notevole mortalità dei nativi americani.
Il Requerimiento o l’intimazione [20][20]Id., “Requerimiento”, ibid. ; trad. francese di Silvio….continuò. Fu messo a punto nel 1513 e destinato ad essere letto agli indiani al primo contatto stabilito con loro per informarli sull’identità e le intenzioni degli spagnoli. Li intimava di riconoscere la sovranità del re di Spagna sotto pena di rappresaglie che andavano dalla riduzione in schiavitù alla confisca dei loro beni e persino alla morte. Il testo, la cui dimensione sillogistica è indubbia, legittimava tutti gli aspetti della violenza che potrebbe essere scatenata contro gli indiani.
Le estorsioni e i massacri da parte dei conquistatori spagnoli e portoghesi accompagnati da altri avventurieri assetati d’oro e di pietre preziose sono realtà denunciate da monaci e sacerdoti come Bartholomé de Las Casas, un domenicano spagnolo.